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Visite
Guidate |
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Per partecipare è necessario
compilare la scheda di partecipazione e consegnarla alla segreteria
il giorno prima della visita guidata prescelta |
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Venerdì 20
e sabato 21 con partenza dal Centro Espositivo Ariston alle
ore 10 e rientro alle ore 14
I relatori, i giornalisti e i visitatori, accompagnati
da guide coordinate dalla Soprintendenza Archeologica di Sa, AV, BN
e CE potranno conoscere il territorio salernitano
La Borsa offre un ricco programma di visite guidate gratuite
ai seguenti siti culturali:
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Programma
Visite Guidate
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A CURA DELLA
Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento
e Caserta
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Museo Archeologico
Nazionale - Paestum
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Il Museo raccoglie
impareggiabili reperti provenienti dalla città e dal territorio di
Poseidonia-Paestum: suppellettili preistoriche, corredi funerari,
resti architettonici e scultorei rinvenuti negli scavi. Di
grande interesse sono la statua fittile seduta di Zeus di meta'
VI sec. a.C., il grande busto fittile femminile, privo di testa,
della fine del VI secolo a.C., le anfore a hydrie in bronzo
della metà del VI sec. a.C.. Straordinarie le lastre
dipinte provenienti da alcune delle oltre 120 tombe finora
rinvenute, tra cui la più celebre è la tomba
dipinta del Tuffatore del 480 a.C.. Sculture, iscrizioni marmoree,
oggetti di culto, frammenti di vasi e anfore sono la testimonianza
dell'epoca romana di Paestum.
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Poseidonia fu
colonia greca fondata alla fine del VII sec. a.C. dai Sibariti.
Conquistata
alla fine del V sec. a.C. dai Lucani, nel III sec. a.C. divenne
colonia latina col nome di Paestum. Protetti da cinque chilometri
di cinta muraria pentagonale, si ergono gli imponenti templi
dorici, risalenti al IV e V sec. a.C.:la Basilica di Hera,
il Tempio di Nettuno o Poseidon e il Tempio di Cerere. La Basilica è il
più antico dei templi di Paestum: si alza solenne, con
le colonne doriche del porticato, orientato ad est. L'esempio
più classico e perfetto di tempio dorico del mondo greco è certamente
il tempio di Nettuno. All'estremità settentrionale della
zona sacra sorge il tempio di Cerere, dedicato ad Athena. Gli
scavi riguardano una vasta area della città con altri
grandiosi edifici come le terme, il portico del foro, l'anfiteatro.
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Antiqurium di Palinuro |
Il sito di Palinuro (Centola)
riveste particolare interesse per l’incrocio di culture di cui è stato scenario
e di cui si ritrovano tracce nell’Antiquarium, sito sul
promontorio in località Ficocella che offre ai visitatori
un suggestivo panorama sul golfo. L’edificio ospita reperti
archeologici (ceramiche e suppellettili di ossidiana di circa
seimila anni fa) rinvenuti negli scavi, intrapresi nell’area
del comune, a partire dal 1948 che hanno portato alla luce una
necropoli del VI secolo a.C. Il pubblico può vedere reperti
di ceramica di importazione attica a figure nere, e ionica con
decorazioni a bande; i vasi testimoniano anche un tipo di ceramica
locale con decorazioni geometriche i cui elementi ricordano i
motivi originari dell’isola di Cipro e quelli della ceramica
della Percenzia, nella Puglia settentrionale databili alla
fine de VII secolo a.C. Dell'allestimento fanno anche parte
i materiali
di diversi corredi funerari provenienti dalla necropoli, di
tipo Enotrio, di contrada San Paolo.
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Antiquaria di Roccagloriosa |
A Roccagloriosa sono esposti
in due Antiquaria, reperti testimoni dell’insediamento Lucano (IV sec. a.C.) rinvenuti nella
necropoli, con sepolture “emergenti”. Nel primo Antiquarium
(ex chiesa S. Maria dei Martiri), sono esposti, tra gli altri,
i preziosi ritrovamenti della tomba n 9 (sepoltura femminile),
contenente un ricco corredo di oreficeria, pervenuto intatto,
che testimonia i contatti con le produzioni tarantine ed i legami
con antiche tradizione italiche. Il secondo Antiquarium propone
in una mostra fotografica il sito della Necropoli e in particolare
le tombe n 19 e 24, di cui sono esposti anche i reperti . Protagonisti
dell’esposizione sono i vasi tra cui spiccano tre pezzi
di grandi dimensioni (più di un metro di altezza) a figure
rosse che rappresentano un’unicità in quanto non
vi sono stati altri ritrovamenti con misure simili fuori dell’Apulia.
Tra di essi c’è il loutrophoros, il cui cratere è altro
112 cm con anse a volute decorate con teste di gorgone.
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San Pietro a Corte
- Salerno
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La chiesa di San Pietro
a Corte, conosciuta come la cappella palatina fondata dal
principe Arechi II, intorno al 787, e' oggi il complesso
di maggiore rilevanza del centro storico di Salerno. L'indagine
archeologica attualmente in corso, ha messo in luce l'area
romana. L'area comprende, oltre agli ambienti immediatamenti
sottostanti, una volta occupati da botteghe, anche l'area
appartenente alla confraternita di S. Anna. Nel XIII secolo
la chiesa veniva usata come sede di riunioni del Parlamento:
in essa si celebravano spesso pubbliche cerimonie, tra cui
il conferimento delle lauree della Scuola Medica Salernitana.
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Castello di Arechi
a Salerno
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Il “Castello” che
si eleva sul colle Bonadies, già occupato in età romana
e poi fortezza bizantina, fu dotato di una Turris maior,
che lo rese “per natura e per arte imprendibile, non
essendo in Italia una rocca più munita di essa”(Paolo
Diacono, in Historia Langobardorum).
Con Arechi II, che allargò il territorio della città ad Est
e ad Ovest cingendolo di nuove mura, ben tramandate dalle illustrazioni
che corredano il poema di Pietro da Eboli, Liber ad honorem Augusti, della
fine del XII secolo, il castello divenne simbolo della centralità del
suo principato.
Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, coniò la famosa
moneta con legenda “Opulenta Salernu”, specchio iconografico
della città, dominata dalla Turris, prima che diventasse, nel 1077,
una roccaforte normanna, retta da Roberto il Guiscardo. In seguito diventò un
importante elemento difensivo nello scacchiere aragonese, per poi perdere
progressivamente importanza con il mutare delle tecniche belliche. Venne
del tutto abbandonato nel XIX sec.
Il restauro del Castello e della Bastiglia, iniziato nel 1982, ha consentito
il recupero funzionale delle componenti architettoniche e la riqualificazione
dell’intera area, mirando, anzitutto, alla restituzione della più ampia
leggibilità delle qualità architettoniche della struttura
fortificata, oggetto di continui ampliamenti ed adattamenti dettati dal
susseguirsi dei governi nel periodo storico della sua funzione difensiva
e dall’imporsi delle nuove tecniche militari.
Oggi, attraverso strutture di collegamento, di servizio e di sicurezza
all’avanguardia, sono possibili percorsi di visita tematici. Costituiscono
un’eccellenza la Galleria Multimediale, il Museo dell’Opera,
la Turris Maior con sistema espositivo virtuale e la Bastiglia, in cui
sono ospitate le sculture d’arte contemporanea di Lorenzo Spirito
(le “nuove sentinelle”), collegata al castello attraverso un
percorso didattico-naturalistico.
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Parco Archeologico
di Velia
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Velia, antica
Elea, fu fondata intorno al 540 a.C. da coloni Focei partiti
dall'Asia Minore
per sottrarsi all'esercito di Ciro. Qui nacquero Parmenide
e Zenone e con essi la scuola eleatica, riferimento nella cultura
filosofica dell'antichità. Nei resti odierni è evidente
l'impianto della citta' a cui si accede attraverso l'imponente "Porta
rosa" unico esempio di architettura greca con volta a tutto
sesto. Pregevole è il muro del recinto sacro con l'incantevole
stoà o portico, pavimentato in mattoni di eta' ellenistica.
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Museo Archeologico Nazionale di Eboli
e della Media Valle del Sele |
Il Museo ha sede nel Convento
di San Francesco, fondato nel XIII secolo ed ampiamente
rimaneggiato nel XVI.
Prima dell'ultimo conflitto mondiale era adibito a sede del
Municipio, della pretura e del locale Ginnasio. I bombardamenti
della guerra ne determinarono la parziale distruzione e l'abbandono.
Un restauro recente lo ha restituito all'uso pubblico e l'intera
ala occidentale del complesso è messa a disposizione
da parte dell'Amministrazione Comunale della Soprintendenza
Archeologica di Salerno e Avellino, che ha curato l'allestimento
del Museo Archeologico. Attualmente il Museo raccoglie i reperti,
prevalentemente corredi tombali, provenienti dal centro antico
di Eboli, che per la sua posizione allo sbocco nella piana
costiera di importanti itinerari naturali come la valle fluviale
del Tusciano e la via Ofanto-Sele, rappresenta per l'età antica
una frontiera fra ambiti territoriali che partecipano di culture
diverse. Il percorso espositivo è organizzato secondo
un criterio cronologico teso a presentare le principali fasi
della vita ultramillenaria dell'insediamento: la preistoria,
l'età del ferro, il periodo orientalizzante, il VI e
V secolo, e, per il momento, si chiude con la ricca documentazione
del IV sec. a.C. Per la sua natura di museo comprensoriale
esso sarà destinato in un futuro prossimo a ospitare
anche le testimonianze dei territori finitimi gravitanti sul
medio corso del Sele. Ma va sottolineato soprattutto che questo
Museo, nato per raccontare la storia di un comprensorio antico
culturalmente non omogeneo, dovrà alimentarsi e crescere
con i risultati della ricerca sul terreno; per questo l'esposizione,
che ai 'piani superiori è ancora in fase di allestimento,
sarà dialetticamente legata al divenire dell'indagine
archeologica e alla conseguente ricostruzione del paesaggio
antico. Nell'atrio è collocata la base di statua con
iscrizione (183 d.C.) nota come Lapide Eburina, che era stata
reimpiegata nel campanile della chiesa di Santa Maria ad
Intra. Questo testo epigrafico chiarisce che Eburum aveva
lo statuto
di Municipium.
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Museo Archeologico
Nazionale di Pontecagnano “Gli
Etruschi di frontiera” |
La realizzazione del nuovo Museo
Archeologico Nazionale di Pontecagnano - finanziata
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con
il contribuito e la partecipazione della Regione Campania
e della locale amministrazione comunale - costituisce la
tappa finale di un ambizioso progetto condotto dalla Soprintendenza
per i Beni Archeologici delle province di Salerno e Avellino
in stretta collaborazione con l’Università degli
Studi di Napoli ‘l’Orientale’ e con l’Università degli
Studi di Salerno, e si configura di eccezionale rilevanza
nell'ambito della valorizzazione del patrimonio archeologico
nazionale in quanto raccoglie le testimonianze più significative
dell’espansione etrusca nell’Italia meridionale,
restituite da un sito tra i più importanti della Campania
antica e del Mezzogiorno. La nuova ed ampia sede illustra
in maniera rigorosamente scientifica ma al tempo stesso suggestiva
e attraente, attraverso lo sviluppo di diverse tematiche,
i risultati dell’intensa e costante ricerca avviata
nel 1964 nel territorio comunale di Pontecagnano (SA) in
seguito alla scoperta, tra le più rilevanti dell’ultimo
cinquantennio, di un vasto insediamento etrusco, che ebbe
caratteristiche urbane già a partire dall’età arcaica.
L’importanza e la consistenza del sito sono documentate dagli oltre
8000 ricchissimi corredi funerari che ne attestano la frequentazione
dalla Prima Età del Ferro (fine X - inizi IX sec. a.C.) all’età romana,
quando all’insediamento etrusco-italico si sovrappone la colonia
di Picentia (263 a.C.).Il nucleo principale dell’esposizione museale è costituito
dai corredi principeschi del periodo Orientalizzante (fine VIII-VII
sec. a.C.), momento di massima fioritura del centro.
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Museo Archeologico
Provinciale - Salerno
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Accoglie una
ricca documentazione dell'intera provincia di Salerno, dalla
preistoria al tardoantico.
In posizione di spicco è il corredo della tomba principesca
di Roscigno, di fine V e inizio IV sec. a.C.. Vi si conservano
inoltre ceramiche campane, sannitiche e lucane di eta' ellenistica,
vasellame etrusco, ornamenti in bronzo tra i quali l'ammirabile
testa di Apollo rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno.
Si tratta di un prezioso originale tardo-ellenistico, datato
nella prima metà del I sec. a.C., attribuito all'artista
Pasiteles, nato in Magna Grecia.
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Altri
siti consigliati
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Battistero Paleocristiano
di Santa Maria Maggiore |
Il Battistero, la cui forma
circolare gli ha conferito l’appellativo di “Rotonda”,
faceva parte di un più vasto complesso.
La prima attestazione scritta risale a un diploma dell’anno
841 d.C. Impostata su 15 archivolti e sorretta da altrettante
coppie di colonne
lisce, la cupola copre la vasca battesimale centrale, di forma ottagonale,
seconda in Italia solo a quella di San Giovanni in Laterano.Tutti gli
elementi
marmorei della decorazione architettonica, le basi, i fusti di colonne,
i capitelli e le cornici modanate sono di spoglio e in evidente funzione
di reimpiego.
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Area Archeologica di
Fratte - Salerno
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Importante centro
preromano, con ruderi databili a partire VI sec. a.C., in
cui convivevano
etruschi, greci e indigeni. La zona Archeologica fu definita "acropoli" sia
per la posizione topografica dei ritrovamenti sia perche' le
strutture rinvenute lasciavano intravedere un centro religioso
e civile alla sommita' dell'insediamento. Imponenti i resti
della necropoli di epoca sannitica di fine IV sec. a.C..
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Santa Maria de Lama
- Salerno
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Il primo documento
in cui è citata
la chiesa di Santa Maria de Lama risale al 1055: "Ecclesia
sancte Marie ubi lama dicitur... constructa intus hanc salernitanam
civitatem", ma probabilmente ha origine piu' antiche. Santa
Maria de Lama, collocata nel cuore del centro storico della
citta', conserva le uniche testimonianze del periodo longobardo
di Salerno. All'interno, due colonne sono decorate da affreschi
quasi a grandezza naturale: su di uno e' rappresentato il Cristo
con la croce, sull'altro vi e' una figura femminile, forse
la Maddalena.
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Cattedrale di Salerno |
Dedicata a S. Matteo Evangelista,
le cui spoglie sono ancora oggi conservate nella Cripta,
la Cattedrale di Salerno presenta caratteristiche simili
a quelle dell'Abbazia di Desiderio situata a Montecassino:
pianta di tipo basilicale costituita da tre navate longitudinali,
un transetto e un quadriportico.
La struttura originaria, costruita sotto il regno di Roberto
il Guiscardo,è stata
ristrutturata nel 1688. Preceduto da un vasto atrio cinto da un portico
retto da ventotto colonne, l¹imponente edificio presenta sul lato
meridionale un grande campanile del XII secolo. L'accesso alla struttura
avviene attraverso una porta di bronzo bizantina incastonata in un portale
di marmo alla base del quale è collocata una coppia di leoni.
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Teatro ellenistico-romano - Sarno |
Edificato nel II secolo a.C. e addossato
scenograficamente alla cinta muraria meridionale, fu ingrandito
da 76 a 96 m in epoca augustea o tiberiana.
È uno degli edifici scenici più grandi della Campania antica. Sia
l’orchestra sia la scaenae frons erano adornati da marmi preziosi e statue.
Subì ulteriori restauri dopo il terremoto del 62 d.C.
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Palazzo Pinto,
dimora gentilizia nel cuore del centro storico, ospita la
Pinacoteca Provinciale.
In esposizione dipinti che vanno dal Rinascimento alla prima
metà del Novecento. Nella sezione rinascimentale pregevoli
sono le tavole di Andrea da Salerno e del Maestro della Incoronazione
di Eboli. Di grande interesse le tele seicentesche di Giovanni
Battista Caracciolo, Andrea De Lioni, Carlo Rosa. Del Settecento
sono le tele di Francesco Solimena e della sua Accademia. Molti
i dipinti di pittori salernitani e costaioli a partire dalla
seconda metà del Novecento. Una sezione è dedicata
agli artisti stranieri, che qui realizzarono le opere esposte.
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Villa Romana di Minori
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La stuttura
rispecchia la tipologia della villa maritima strutturata
su due piani, con grandi sale
di rappresentanza, successivamente suddivise in ambienti più piccoli
(nell¹area ovest) e ambienti termali (nell¹area est),
di cui sono ancora riconoscibili il tepidarium, il calidarium
e il praefurnium.
Del piano superiore, edificato successivamente, restano pochi elementi
non chiaramente leggibili, tra cui la scala di accesso del lato ovest.
Il piano inferiore è invece molto ben conservato. Le sue strutture
si appoggiano al colle retrostante, svolgendo così anche una funzione
statica, di terrazzamento, per quelle superiori. Di alcuni ambienti si
conserva la decorazione pittorica in III stile e quella in stucco delle
volte: essi sono disposti intorno a una vasta sala tricliniare con ninfeo
(circa 70 mq), con volta decorata a stucco con motivo a cassettoni e
motivi geometrici e resti di affreschi in IV stile, e con splendidi mosaici
pavimentali.
Edificata nei primi anni del 1 secolo dopo Cristo, la villa, durante
la sua vita ha subito diversi restauri e rimaneggiamenti.
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Accoglie ceramiche
in massima parte vietresi, ma anche provenienti da altri
siti della Campania,
Puglia, Calabria, Liguria. I più antichi esemplari di
ceramica vietrese risalgono alla fine del sec. XV. Questa produzione
si inserisce in un filone di lavorazione dell'argilla che vede
coinvolta Salerno ed il suo immediato circondario fin dall'epoca
pre-romana. Al secolo XVII risalgono i più antichi esemplari
di mattonelle votive. Ricca è la testimonianza degli
anni venti e quaranta, del periodo noto come "tedesco", con
pezzi di autori del nord Europa realizzati a Vietri.
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Abellinum romana
di Atripalda |
L’antica colonia
romana di Abellinum, situata sulla collina della Civita dell’odierno
Comune di Atripalda (AV), lungo la riva sinistra del Sabato,
conserva notevoli testimonianze monumentali, riconducibili
all’originario impianto.
Il tessuto urbano, esteso per circa 25 ettari, è scandito da assi
viari ortogonali che ne delimitano i quartieri ed è racchiuso
da una poderosa cinta muraria in opera reticolata lunga 2 km, risalente
all’età tardo repubblicana. Una ricca dimora signorile,
una domus di tipo pompeiano ad atrio e peristilio, con intonaci dipinti
e mosaici pavimentali, occupa un intero isolato della città. Gli
scavi attualmente in corso, hanno permesso la messa in luce dell’area
del vestibolo della domus: in particolare è emerso l’ingresso
affiancato su ciascun lato da due ampie tabernae (botteghe),contraddistinte
da due soglie in pietra, prospicienti un tratto del grande decumanus
(strada est-ovest).
Le strutture pertinenti ad un impianto termale, di particolare monumentalità e
consistenza, testimoniano il carattere dell’edilizia pubblica,
già reso evidente da una serie di importanti ritrovamenti, tra
i quali quello di un’ara sacrificale in marmo..
Al di fuori dell’impianto urbano si situano le aree sepolcrali,
lungo le rive del Sabato, e i resti del monumentale anfiteatro.
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Castello Medioevale
di Avellino |
Il
castello di Avellino si erge su una rupe tufacea in antico
circondata
da due torrenti,
a nord il Rio Cupo e a sud il Rigatore. Le recenti indagini
archeologiche hanno permesso di individuare l’originario
nucleo del complesso fortificato, posto a difesa della città medievale
ubicata sulla collina della Terra, e in uso almeno fino al ‘700,
epoca in cui gli ultimi proprietari, i principi Caracciolo,
lasciarono l’antico maniero, preferendo una residenza
più consona alle esigenze signorili.
Gli interventi, attualmente in corso, eseguiti su progetto
del Comune di Avellino, della Soprintendenza BAP di Salerno
e Avellino e della Soprintendenza
ai Beni Archeologici di Salerno e Avellino, si svolgono nell’ottica
della conservazione e della fruizione del complesso monumentale.. Lo
scavo archeologico ha permesso di individuare varie fasi di occupazione
del complesso: dalle più antiche tracce di strutture a carattere
funerario di epoca romana, costituite da parti di mausolei con relativi
elementi di spoglio (tra i quali un leone in pietra calcarea), si passa
ad un primitivo impianto risalente al VI-VII sec.d.C.; ben documentata è una
successiva fase tra alto e basso medioevo nel corso della quale si impiantano
nuove strutture costituite sostanzialmente da una fortezza a pianta rettangolare.
Intorno al XIII secolo il monumento è interessato da notevoli
rifacimenti e ampliamenti, tra i quali merita particolare menzione
la costruzione di un edificio di culto. Ulteriori sistemazioni avvenute
intorno al XV secolo fanno seguito a una serie di episodi distruttivi,
tra cui un incendio di cui sono state ritrovate tracce visibili sul
piano
pavimentale di un ambiente a pianta rettangolare.
Il castello perde le sue funzioni residenziali nel primo decennio del ‘700
e l’intero complesso, nel corso dell’800, viene utilizzato
come cava di pietra nonché a scopo agricolo, secondo una caratteristica
riscontrabile in altri analoghi contesti.
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